- 8 Gennaio 2021
- Posted by: Luca Ambrisi
- Categoria: Articoli e Interviste
Per banche centrali e mercato dei cambi è tempo di bilanci, dopo un anno pieno di colpi scena.
Luca Ambrisi offre una panoramica dal nostro Ufficio Studi sugli andamenti delle principali valute rispetto all’Euro e sulle azioni dei banchieri centrali.
La rincorsa delle banche centrali ai ribassi dei tassi
Si è archiviato il 2020, uno degli anni più drammatici e imprevedibili degli ultimi decenni, di cui nessuno avrebbe potuto immaginare l’avvento e il suo sviluppo. Tutta l’imponderabilità degli eventi sanitari e sociali ha avuto un impatto molto forte sull’economia e sulla finanza, non risparmiando il mercato dei cambi e mettendo a dura prova il ruolo dei banchieri centrali. Tenendo conto di un gruppo di circa ottanta Stati sovrani, tra cui tutti quelli più rilevanti, nel 2020 sono stati effettuati 207 ribassi dei tassi su scala globale a fronte di soli 9 aumenti; nel 2019, considerando gli stessi Stati, i tassi erano stati abbassati 132 volte a fronte di 21 rialzi.
“Tassi bassi a lungo e sostegno incondizionato al sistema finanziario anche attraverso l’utilizzo di misure non convenzionali” è ormai una frase standard che ogni investitore si aspetta che venga ripetuta e rafforzata in ogni uscita pubblica da Jerome Powell (FED), da Christine Lagarde (BCE), da Andrew Bailey (Bank of England). Quando il mantra non viene recitato con convinzione dai suddetti presidenti delle Banche Centrali, l’investitore perde immediatamente fiducia nel sistema e panico e volatilità prendono il sopravvento sui mercati.
Nel corso del 2020 le misure di sostegno adottate dalle banche centrali sono state essenziali per ridare equilibrio al sistema finanziario, il quale ha dovuto far fronte a uno shock esogeno senza precedenti. Tali misure, a seconda della tempestività e dell’efficacia, unite alle risposte messe in piedi dai singoli governi, hanno lasciato una traccia anche sul mercato delle valute.
La forza dell’Euro nel 2020
L’euro è senza dubbio uno dei vincitori di questa stagione particolare poiché si è rafforzato sulla quasi totalità delle venti valute più scambiate. La tabella che segue mette in luce proprio questa dinamica e riporta i livelli di cambio a inizio 2020, a fine 2020 e la variazione percentuale nell’arco dei 12 mesi. In essa vengono anche riportati i livelli in cui le varie valute hanno subito il maggior deprezzamento nei confronti dell’euro e relativa data.
Le motivazioni della forza dell’euro vanno sicuramente ricercate nella coesione politica ritrovata all’interno dell’Unione Europea con la condivisione programmatica di un pacchetto finanziario di 1.800 miliardi di euro negoziato dai leader dell’UE lo scorso luglio, che riunisce il prossimo quadro finanziario pluriennale (1.074 miliardi) e uno strumento temporaneo per la ripresa, il Next Generation EU, meglio noto come Recovery Fund, di 750 miliardi.
Corona Svedese regina dell’anno
Venendo ai numeri, solo la corona svedese ha avuto un rafforzamento degno di nota (+4,5%) nei confronti dell’euro durante 2020 con il cambio EUR/SEK (grafico) avvicinatosi a 10 in chiusura di anno, seppur nel mese di marzo si fosse inizialmente svalutato di oltre 8 punti percentuali.
Non si segnalano particolari variazioni rispetto a dodici mesi fa per franco svizzero, dollaro australiano e corona danese. Lieve deprezzamento per le valute asiatiche, che completano il quadro delle divise che hanno sostanzialmente mantenuto il loro peso relativo nel panorama globale; nonostante queste nazioni abbiano conosciuto la pandemia prima dell’Occidente, hanno saputo adattarsi più velocemente di altre realtà, prendendo decisioni chiare senza troppe esitazioni, candidandosi così, soprattutto con riferimento alla Cina, ad accrescere il loro potere economico nello scacchiere internazionale più velocemente di quanto si potesse ipotizzare prima della pandemia.
Dollaro debole, e le altre divise a seguire
La vera sorpresa è arrivata dal biglietto verde, deprezzatosi di circa 8 punti percentuali, passato da 1,12 a 1,22. L’incertezza dovuta al cambio di presidenza, l’esplosione del deficit, la peggiore gestione della pandemia sono stati tutti fattori che hanno indebolito il dollaro facendo scivolare il Dollar Index sotto 90, ai minimi degli ultimi 3 anni. Inoltre, avendo la FED abbassato lo scorso marzo i tassi portandoli da 1,75% allo 0,25% ha reso i tassi USA, in primis quelli dei titoli di stato governativi, relativamente meno allettanti se confrontati con divise come euro, franco svizzero e yen giapponese le quali presentavano tassi già ampliamente negativi prima della crisi. Poco brillante anche la sterlina che si è deprezzata del 5,35% e che non ha ritrovato smalto nemmeno in occasione del deal sulla Brexit raggiunto in extremis con l’Unione Europea. L’EUR/GBP ha chiuso l’anno poco sotto 0,90 rispetto ai livelli di partenza di gennaio di 0,8550.
Pesanti sono stati gli impatti della pandemia sulle valute di alcune economie emergenti. È stato infatti un anno da dimenticare per il rublo russo (-23%), per la lira turca (-26,5%) e per il real brasiliano che ha perso circa il 29% risultando così, tra le venti divise più scambiate, quella maggiormente penalizzata. Rimanendo tra gli emergenti, meno evidenti sono stati i cali sui 12 mesi del rand sudafricano e del peso messicano; entrambe le valute nella seconda metà dell’anno sono riuscite a recuperare circa la metà del valore perso nelle fasi più acute della crisi.
Cripto: valute?
Il 2020 è stato anche l’anno della consacrazione delle criptovalute; lo stesso Bitcoin che ad inizio anno valeva 6.400 euro, dodici mesi dopo aveva quasi quadruplicato il suo valore raggiungendo la stellare quotazione di 23.717 euro. Il trend non si è arrestato nemmeno nei primi giorni del 2021 arrivando un Bitcoin a valere anche oltre i 30.000 euro. Sarà molto difficile nel futuro prossimo considerare Bitcoin e affini alla stregua delle valute tradizionali. Tuttavia, l’avvento della pandemia ha contribuito a spostare gli equilibri, a far emergere con più vigore alcune problematiche latenti e a imprimere una forte accelerazione sulle dinamiche tecnologiche, digitali e di sviluppo sostenibile. Gli Stati che meglio agiranno su questi temi, non potranno che avere delle economie e, di conseguenza, delle valute più resilienti nei momenti di difficoltà.
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