Alla ricerca dell’1%

Recentemente un giornalista del Sole24Ore ci ha coinvolto per fornire un contributo alla Cover Story di Plus24 di sabato 19 giugno, che trattava del risparmio degli italiani e della preferenza per la liquidità.

Di seguito alcune considerazioni di Luca Lupotto sul tema, ampliate rispetto a quanto pubblicato.

 

Lo spunto per l’articolo di Plus24 è stato il discorso annuale del Presidente della Consob, Paolo Savona, che ha evocato la necessità di mettere a reddito la gran mole di risparmio delle famiglie depositata sui conti correnti. Il calcolo proposto da Savona ricorda che anche un solo punto percentuale di remunerazione avrebbe fruttato complessivamente 30 miliardi di Euro, il 2% del PIL.

Questo a livello aggregato, ma cosa significa tradotto nella pratica di chi detiene liquidità e vorrebbe trarne un rendimento finanziario investendo? La domanda che potrebbe sorgere in prima battuta è: esiste uno strumento o prodotto finanziario che, senza voler rischiare, renda l’1%?

E qui la risposta è semplice: no

L’investimento prevede sempre un rischio.

Anche tenere oltre 100.000€ (limite di garanzia del fondo interbancario di tutela dei depositi) sul c/c o in conti deposito comporta un rischio. E c’è addirittura chi, investendo oggi in Titoli di Stato europei a breve termine, sia AAA ma anche italiani BBB, fissa già a scadenza un rendimento negativo (riceverà quindi meno di quanto investito).

Il cosiddetto risk-free a breve quindi oggi fornisce una remunerazione sotto zero, e per chi pensa che sia sufficiente allungare l’orizzonte temporale, a questo link i rendimenti (annui, lordi) dei bond decennali governativi europei. Senza contare l’aspetto di perdita del potere d’acquisto dovuto all’inflazione, altro tema di stretta attualità.

 

Una volta compreso che rendimenti facili e pasti gratis non ce ne sono, nonostante la ricorrente e spesso fuorviante frase “a capitale garantito”, la seconda domanda è: perchè il risparmiatore tiene sul conto e non “mette a frutto” il capitale? Forse perché oggi è più consapevole, come sopra accennato, dei rischi dell’investimento e dei rendimenti obbligazionari ai minimi storici? Io non credo.

Ritengo piuttosto che lo faccia perchè non è abituato a gestire l’incertezza; l’attuale situazione globale ha messo in luce più di prima l’incertezza sul futuro, non solo per gli investimenti ma anche per i redditi e la vita in generale. Per sfidare questa situazione un prodotto risk-free all’1%, qualora anche esistesse, sarebbe solo un palliativo: serve invece impostare una adeguata pianificazione finanziaria, cercando di capire quanta parte di patrimonio tenere in sicurezza (a costo di perderci) e quanto invece mettere davvero a rischio, in modo consapevole e coerentemente con i propri obiettivi, il proprio profilo di rischio e orizzonte temporale.

 

Immagine di copertina: estratto della prima pagina di Plus24 del 19/06/2021

Luca Lupotto