Russia e Cripto, l’interesse dei Media post sanzioni

L’attenzione di tutti è ormai spostata a Est tra Russia ed Ucraina per i fatti ben conosciuti che ci auguriamo portino meno danni possibili, in primo luogo dal punto di vista umano. 

Mario Alessandro Allegra Alfa Consulenze Responsibile Investimenti Milano Torino RomaIl monitoraggio del nostro ufficio studi è costante per quanto riguarda gli aspetti correlati a mercati e  strumenti finanziari e le ripercussioni sugli investimenti sia a breve che a lungo termine.

La scorsa settimana siamo stati interpellati da alcuni giornalisti per commentare i rumors di carattere economico finanziario che si susseguivano intrecciando temi di sanzioni e ragionamenti sull’utilizzo che le criptovalute potrebbero avere in questa fase. Questa la risposta di Mario Allegra, Responsabile Investimenti ALFA, in merito.

Alla luce di quello che sta succedendo sui mercati riteniamo che l’investimento in criptovalute si stia ritagliando ancora meglio la sua unica funzionalità, essendo tramontata già da diversi mese la finalità speculativa pura. Negli ultimi anni, per giustificare un rialzo così forte si è cercato di trovare un senso alle criptovalute diverso da quello speculativo, ma che ha convinto poco, per finire nel dimenticatoio non appena sono iniziati i forti cali. I fatti attuali, in modo molto limitato, stanno dimostrando che le criptovalute possono essere una sorta di rifugio per i depositi bancari a rischio esproprio, blocco operativo o prelievo forzoso, in quanto viaggiano su canali esterni al circuito bancario, esattamente come il contante. I correntisti russi, già disincentivati dal governo a detenere criptovalute, solo in minima parte temono una delle misure elencate in precedenza, ma giustamente temono la perdita di valore della valuta locale e quindi si sono affrettati a prelevare dollari e/o euro per bloccare la svalutazione dei loro depositi in rubli. La criptovaluta di per se non è una copertura dalla inflazione, altrimenti negli ultimi mesi sarebbero salire invece di scendere. Per questo motivo manteniamo la nostra view distaccata sulle criptovalute, sia per motivi regolamentari che per incoerenza con la nostra filosofia di investimento. Alla base del nostro lavoro c’è la pianificazione finanziaria e il raggiungimento degli obiettivi finanziari del cliente, che non hanno nulla a che vedere con la speculazione ma si basano sulla profonda comprensione dell’investimento e su un rigoroso controllo del rischio.

Questo un secondo approfondimento, relativo alle conseguenze dall’esclusione dal circuito SWIFT per banche russe:

L’esclusione delle banche russe dal sistema di pagamenti SWIFT non alimenterebbe l’utilizzo delle criptovalute. Vediamo perché: i pagamenti ad essere colpiti sarebbero solo quelli transfrontalieri (ad esclusione di quelli per forniture di oil e gas), ovvero quelli tra banche russe e gli altri partecipanti al consorzio di pagamenti SWIFT, che conta circa 11.000 banche. I pagamenti interni alla Russia già utilizzano una infrastruttura “domestica” chiamata MIR (che ironia della sorte in russo vuol dire “pace”), creata dalla Banca Centrale Russa nel 2014. Le imprese russe per pagare o ricevere denaro dall’estero sarebbero così bloccate e forzate a trovare canali differenti, ma la soluzione criptovalute sarebbe la più complessa da attuare. Prima di tutto perché la Russia da sempre è contro le criptovalute e, anche se non ufficialmente proibite, aggirano il controllo dei capitali e il sistema monetario nazionale, cosa assolutamente non voluta dal “regime”, poco tollerante verso chi non si attiene alle regole imposte. Ancora l’impresa estera dovrebbe pagare o ricevere in criptovalute e questo a livello aziendale implicherebbe la conversione e il deposito in moneta virtuale, con le relative problematiche contabili, fiscali, antiriciclaggio. Inoltre pagare un bene in criptovalute vuol dire per colui che riceve il pagamento esporsi ad un rischio cambio notevole, che potrebbe erodere i margini in pochissimo tempo, per non parlare dei rischi di hackeraggio. La proposta originale serve proprio a isolare la Russia commercialmente, fare affari utilizzando un sistema di pagamento fuori dai circuiti ufficiali, in cui però la storia di ogni transazione è scritta e parte integrante della blockchain, ha elevato rischio sanzioni in caso di indagini, come successe a BNP nel 2014 in Usa (8,9 miliardi di USD di multa). La soluzione più semplice e meno tracciabile all’esclusione delle banche russe dal circuito SWIFT potrebbe essere quella di appoggiarsi per transazioni internazionali a società tipo “trading company”, in Paesi che si appoggiano a banche intermediarie che partecipano al sistema di pagamenti cinese CIPS.

Nel tempo però ci potrebbe essere maggiore attività nelle criptovalute da parte dei cittadini russi stessi, come conseguenza dell’isolamento commerciale della Russia, ma solo in caso di rapido peggioramento delle condizioni economiche e sociali. Il forte deprezzamento del rublo, la mancanza di alcuni prodotti potrebbe spingere l’inflazione a livelli altissimi e forzare il regolatore a bloccare eventuali fughe di capitali. L’arma migliore in questo caso, come già visto in Paesi in forte difficoltà come alcuni Stati Africani, sarebbe quello di convertire i propri risparmi in bitcoin per sfuggire a questo tipo di rischi. La probabilità al momento è molto bassa.

 

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Foto di copertina: CC0 by Crypto Crow from Pexels.com

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