- 26 Febbraio 2020
- Posted by: UFFICIO STUDI
- Categoria: Articoli e Interviste
Articolo a cura di Stefano Simionato, Responsabile Ufficio Studi ALFA SCF
TEMA DEL MESE – MARZO 2020 – PIL ITALIANO ALLA PROVA DEL CORONAVIRUS
In queste settimane di tensione (a volte panico) e di misure straordinarie legate all’epidemia di Coronavirus che ha coinvolto il nostro paese, molti si stanno giustamente concentrando sugli effetti ed impatti che un tale evento inatteso potrà avere sull’economia nazionale.
Vale dunque sicuramente la pena «spacchettare» i numeri del PIL per provare a capire il peso dei singoli settori sull’economia italiana. Da un lato questo può dare un’idea di quanta parte dell’economia è coinvolta in modo molto diretto dall’attuale crisi, dall’altro – con uno sguardo di più lungo periodo – è l’occasione per fare qualche riflessione più generale.
Nel 2018, il Prodotto Interno Lordo italiano ammontava a circa 1.550 miliardi di Euro, un valore (a parità di prezzi) inferiore del 2,3% rispetto a dieci anni prima, alla vigilia della Grande Recessione.
Così come nel 2008, e così come in tutte le principali economie avanzate, il peso del settore primario era piuttosto basso, appena intorno al 2%. Il settore secondario, invece, aveva un peso del 24% circa. Quest’ultimo dato spiega almeno in parte perché nell’ultimo anno i principali listini sono cresciuti tanto nonostante la contrazione della produzione industriale: la fetta di gran lunga più grossa dell’economia è infatti quella legata ai servizi e al settore terziario, che pesano per quasi tre quarti dell’intero PIL, e hanno sempre dato segnali di buona salute negli ultimi mesi.
Ciò detto, un’ulteriore scomposizione dei dati evidenzia uno dei pregi dell’economia italiana: il suo elevato grado di diversificazione. Nessun settore è veramente dominante e, nonostante la forte crisi di alcuni segmenti (-35% per le costruzioni, -24% per l’elettronica, -15% per l’industria del legno e della carta nell’ultimo decennio), la buona crescita di altri settori ha permesso di limitare gli effetti della crisi del manifatturiero. Tra questi notiamo in particolare il +15% del settore farmaceutico, il +14% dell’alimentare e il +10% dei mezzi di trasporto.
Anche all’interno del terziario si notano aree di forte crescita come il commercio (+17% nel suo complesso) e i servizi informatici (+22%), accanto alle forti flessioni di editoria (-31%) e trasporti (-7,9%).
Discorso a parte quello legato ai servizi della pubblica amministrazione, il cui significativo peso si è parzialmente contratto, verosimilmente in ragione delle problematiche legate alla gestione del bilancio pubblico.
n conclusione, se consideriamo che commercio, trasporti, attività di intrattenimento, di alloggio e di ristorazione pesano per oltre il 25% del PIL (e sono solo quelle più direttamente coinvolte dalle misure restrittive) capiamo bene il perché delle preoccupazioni legate all’attuale crisi sanitaria. L’effetto sul Prodotto Interno Lordo ci sarà e sarà tanto maggiore quanto più durerà la fase di emergenza. Nello stesso tempo, non dobbiamo però dimenticare che i mercati azionari rispecchiano il valore delle società in ottica futura. Un singolo evento, comunque limitato nel tempo, non pregiudica necessariamente le potenzialità di lungo termine di una azienda o dell’intera economia.
E’ quindi importante, anche e soprattutto in queste fasi, rimanere razionali e coerenti con i propri obiettivi di investimento.
Immagine di copertina: CC0 by Pixabay
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