- 4 Dicembre 2020
- Posted by: Giada Lucidi
- Categoria: Articoli e Interviste
Cos’è il Bitcoin? Quali sono le caratteristiche delle monete virtuali? Perchè si parla del Bitcoin come valuta rifugio? Si può considerare la detenzione di criptovalute un investimento?
Alcuni interrogativi da cui è partita Giada Lucidi per il nuovo articolo “Tema del Mese” di ALFA SCF.
Il 2020 è stato un anno ricco di accadimenti, dalla crisi pandemica ancora in corso e relativi lockdown, all’annuncio della Fed, che ha cambiato radicalmente la sua politica sull’inflazione, dalle elezioni americane che hanno visto la vittoria del democratico Joe Biden alla tanto attesa notizia su un possibile vaccino; questo e non solo, ha influenzato i mercati finanziari tra pessimismo ed euforia.
Quest’anno, di più degli anni scorsi, si è guardato con maggiore enfasi agli indici settoriali o alle commodities con particolare interesse all’oro, come antidoti alla pandemia e al conseguente crollo dei mercati. Esiste poi un’altra “asset class”, tornata sotto i riflettori, che da inizio anno ha corso tantissimo: le criptovalute e il loro massimo esponente, il Bitcoin.
Ma…cos’è il Bitcoin? Cenni storici e caratteristiche delle criptovalute
Il Bitcoin è una delle tante valute virtuali appartenente all’insieme delle criptovalute; come si evince dal nome, si tratta di monete criptate, la cui esistenza e comportamento sono definiti da un algoritmo matematico. Le criptovalute nascono per superare i limiti delle banche (fallimento -> perdita di denaro da parte degli investitori -> conseguente perdita di fiducia) e della moneta tradizionale. Il Bitcoin è stato inventato nel 2008 durante la crisi finanziaria e nasce da un white paper di Satoshi Nakamoto, dove si menziona un sistema elettronico di settlement di transazioni peer-to-peer ossia tra due dispositivi direttamente, senza necessità di intermediari, per acquistare beni e servizi.
Una classificazione in uso prevede la suddivisione tra moneta virtuale ‘chiusa’, ‘unidirezionale’ e ‘bidirezionale’ la cui differenza risiede nella possibilità o meno di poter scambiare la criptovaluta con moneta a corso legale (o valuta ‘ufficiale’ o ‘moneta fiat’) e nella tipologia di beni/servizi acquistabili. Il bitcoin, ad esempio, è una moneta virtuale bidirezionale in quanto può essere facilmente convertita con le principali valute ufficiali e viceversa.
Le criptovalute sono di difficile contraffazione, grazie all’utilizzo di tecniche crittografiche nell’algoritmo che le genera e non sono emesse da una banca centrale, il che le rende teoricamente immuni all’eventuale influenza dei governi e delle autorità monetarie, in quanto decentralizzate.
Le monete digitali sono inoltre prive di qualunque aggancio ad altri beni che abbiano un valore intrinseco, come i metalli preziosi, sebbene abbiano molte similitudini con le commodities, come l’oro, rispetto alle valute tradizionali: il loro andamento è disgiunto dalle performance dell’economia di un particolare Paese, i tassi di interesse e le politiche monetarie non hanno un impatto diretto sul loro valore. Ultimo punto di somiglianza con i beni rifugio riguarda il fatto che gli investitori preferiscono possedere le criptovalute in attesa che aumentino di valore, per poi convertirle in valute tradizionali.
Altra caratteristica peculiare delle criptovalute è che esse circolano solo su base fiduciaria, ovvero grazie alla fiducia spontanea, tramite l’interazione tra domanda e offerta, che gli utenti attribuiscono loro. Inoltre il programma che consente di generare monete digitali non appartiene ad alcun soggetto singolo ma è distribuito nella rete; le monete virtuali sono quindi create da un vasto pubblico di partecipanti privati, definiti minatori.
In generale tutte le criptovalute sono emesse in quantità limitata, ossia non è possibile generarne quantità infinite. In particolare, dal punto di vista tecnico, l’emissione dei bitcoin avviene attraverso un processo definito mining, da qui il termine “minare”.
Attualmente ci sono più di 1.000 criptovalute in circolazione, ognuna con le proprie caratteristiche. Normalmente si tende a considerarle in ordine capitalizzazione (market cap), calcolata moltiplicando il numero di token (la criptovaluta vera e propria) rilasciati sul mercato, per il valore del token stesso, ovvero a quanto viene scambiato, in Euro o Dollari, facendo una media tra i vari exchange. A fianco una tabella con le prime dieci criptovalute per capitalizzazione significativa di mercato.
La prima criptovaluta per capitalizzazione è il Bitcoin che ad oggi vale quanto JpMorgan, 360 miliardi di dollari.
Focus Bitcoin
Quest’anno il Bitcoin ha corso molto, considerando che ha chiuso il 2019 a 7.300 dollari, è arrivato a toccare a marzo i 4.930 e ora si trova sopra quota 19.000 dollari (da inizio anno una performance del + 168%) e il suo rialzo sembra prendere forza ogni giorno che passa. Ci sono varie motivazioni dietro questo balzo: la prima è che la criptovaluta più blasonata stia riscuotendo successo come nuovo bene rifugio al posto dell’oro, per via del numero limitato; la seconda è che la pandemia del coronavirus ha fatto diminuire la fiducia nelle valute e nei mercati tradizionali; e la terza, è che ora viene investito denaro istituzionale in Bitcoin, mentre nel 2017 il prezzo era stato alimentato dalla domanda dei privati. Altra notizia interessante il fatto che ora sia possibile acquistare (almeno negli Usa) i BitCoin sfruttando Paypal.
Ma la corsa delle ultime settimane ha avuto una battuta d’arresto, con un crollo sotto quota 17.000 dollari causata da alcune Whale (entità che dispongono di grandi quantità di BitCoin) che hanno deciso di prendere profitto dalla crescita della criptovaluta più famosa. A parte una parentesi momentanea, il Bitcoin ha poi continuato a salire.
Sebbene esista la possibilità di investire in Bitcoin o criptovalute in genere in ottica di diversificazione nel portafoglio, e non solo come oggetto di scommessa, bisogna tenere a mente che la volatilità è molto elevata rispetto alle principali valute tradizionali; infatti rispetto al cambio EUR/USD la volatilità del Bitcoin è circa venti volte superiore e quindi il livello di rischio a cui si va in contro è molto alto. L’essere così volatile è riconducibile al fatto che l’offerta di Bitcoin è perfettamente rigida in quanto il suo ammontare nel tempo è prefissato a priori, e dunque esso è conosciuto da tutti gli operatori nel mercato; il numero di bitcoin tende asintoticamente al limite di 21 milioni e cresce come una serie geometrica e in base a questo assunto, l’ultimo bitcoin verrà “minato” approssimativamente nell’anno 2140.
Il metodo originario e diretto per detenere criptovalute è attraverso un “wallet” (portafoglio virtuale su cui conservare e gestire la criptovaluta). Per chi volesse investire su criptovalute, sono oggi disponibili sul mercato diversi strumenti che replicano gli andamenti dei prezzi o indirettamente legati ai cripto asset: ETPs (Exchange Trade Products), AIFs (Alternative Investment Fund), Certificati e CFD (Contract for Difference).
Per completare l’analisi, il Bitcoin è stato creato con un sistema deflazionistico, ossia, più passa il tempo, più il bitcoin crescerà strutturalmente di valore, e per questa sua caratteristica intrinseca, può essere considerata una valuta “rifugio” differenziandosi da quelle tradizionali.
Gli investimenti in criptovalute rimangono comunque strumenti da “maneggiare con cura” per il cliente al dettaglio, in quanto possono offrire ingenti guadagni ma di contro riservare spiacevoli perdite.
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Immagine di copertina: CC0 – Foto di Karolina Grabowska da Pexels
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