I tassi saliranno…sì ma quando?

Il nuovo articolo a firma Gianni Lupotto, pubblicato dal sito di informazione finanziaria ITForumNews, si occupa di rendimenti obbligazionari e trend secolari.

Ecco alcuni estratti:

“Parliamoci chiaro, quello dei rendimenti obbligazionari è stato uno degli argomenti dominanti dell’anno che volge al termine: in tanti hanno sostenuto che ormai il processo di riduzione dei tassi è terminato, che la strada per un rialzo è segnata e che l’investimento obbligazionario è fortemente a rischio. Ebbene, attraverso il confronto fra due grafici desideriamo illustrare il fatto che siamo ancora in una fase di “non direzionalità” dei rendimenti e che quindi qualsiasi scenario futuro è ancora possibile.”

“Cominciamo con il primo grafico [vai all’articolo completo] che illustra l’andamento del rendimento del T-bill americano con scadenza 10 anni, forse il più osservato di tutti i tempi dagli operatori. Lo proponiamo in un time frame di lungo periodo a candele mensili dal 1985: Abbiamo disegnato su questo grafico un canale che unisce i massimi e i minimi relativi degli ultimi 32 anni. Un canale del genere definisce quello che si chiama in gergo un “trend secolare” perché in effetti dura da un terzo di secolo. […] Confrontiamo adesso questo grafico con il medesimo grafico [vai all’articolo completo] immaginando di salire su una macchina del tempo e di riportarci indietro di 4 anni, alla fine del 2013”

Gli scenari che si prospettano nei prossimi mesi sono almeno tre: un primo caso, che definiremmo base, in cui i rendimenti USA raggiungono pigramente il bordo superiore del canale (2.70-2.80%) contemporaneamente all’aumento contemporaneo dei tassi a breve, più pronunciato e guidato dall’inflazione e dalla FED, fino ad arrivare ad una situazione di tassi a due anni simili a quelli a 10 anni (curva piatta): questo porterebbe al termine del ciclo e all’inizio di una fase recessiva con un ritorno verso il basso dei rendimenti. Un secondo possibile scenario è quello della continuazione del clima di ottimismo nei confronti dei mercati azionari, con una rotazione degli investimenti dall’obbligazionario che unita alla riduzione degli acquisti sui titoli di Stato da parte della FED porterebbe i tassi a violare di slancio il livello del 3% fino ad un livello ora imprevedibile ma a nostro giudizio non molto elevato (attorno al 3,50%). Un terzo scenario è quello del ristagno ancora per molto tempo dei tassi a livelli bassi: uno scenario che già si realizza in Giappone da circa quindici anni. In conclusione, se è vero che in questo momento le condizioni per un incremento dell’investimento obbligazionario non paiono favorevoli, è anche vero che gli attuali investimenti non necessariamente devono essere smantellati con particolare premura.”

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