- 6 Aprile 2018
- Posted by: UFFICIO STUDI
- Categoria: Articoli e Interviste
Articolo a cura di Stefano Simionato, Responsabile Ufficio Studi ALFA SCF, estratto dal report mensile ALFA&BETA di Aprile 2018 riservato ai clienti (scarica qui i report ALFA&BETA Sintesi).
TEMA DEL MESE – APRILE 2018 – L’INVERSIONE DI ROTTA DEL PORTOGALLO
Ieri un’economia in crisi vicina alla bancarotta, oggi un paese in forte ripresa che attira da un lato gli investitori internazionali, dall’altro i pensionati europei che approfittano della tassazione agevolata per «vivere di rendita» lungo le sue coste. La storia economica del Portogallo è una delle più interessanti dell’ultimo decennio. Ripercorriamola insieme con il «Tema del mese» di aprile.
Un PIL contrattosi di quasi il 10% in pochi anni, un debito pubblico più che raddoppiato e un rapporto deficit/PIL superiore all’11%, nel maggio 2011, costrinsero il governo di Lisbona a chiedere un disperato aiuto all’Europa. Il programma di assistenza da 78 miliardi concesso al Portogallo evitò il default; fu però sicuramente un duro colpo per la traballante economia e per la popolazione portoghese. Le misure di austerità imposte dai creditori per risanare il bilancio pubblico contribuirono infatti a due ulteriori anni di pesante recessione e a un aumento della disoccupazione fino al 16,2% a fine 2013.
Negli anni successivi, tuttavia, la congiuntura internazionale favorevole, l’orgoglio delle imprese locali e dei lavoratori portoghesi che si sono rimboccati le maniche ristrutturando la loro industria, e una coalizione di governo stabile (guidata dal socialista Antonio Costa) hanno permesso al paese di invertire la rotta.
Nel 2017, quarto anno di ripresa, l’economia portoghese è stata una delle migliori dell’area Euro con una crescita del 2,7%. La produzione industriale è oggi del 12,3% più elevata rispetto a cinque anni fa e il PIL Pro Capite ha finalmente superato i livelli pre-crisi. Con la disoccupazione scesa ormai al di sotto della media europea, sta ora accelerando anche la ripresa dei consumi (+5,4% le vendite al dettaglio tra gennaio 2017 e gennaio 2018).
Questa crescita, che ha sorpreso positivamente anche il più ottimista degli economisti, ha permesso di restituire in anticipo parte dei prestiti ricevuti nella primavera del 2011 e ha consentito al governo di cancellare prima del previsto alcune delle misure di austerità varate negli anni di crisi. Tutto ciò dovrebbe consentire all’economia lusitana di consolidare il suo andamento positivo anche negli anni a venire. Per il 2018 è stimata una crescita del 2,3% e la disoccupazione è attesa in ulteriore calo almeno per il prossimo triennio.
Il circolo virtuoso innescatosi negli ultimi anni sta inevitabilmente avendo effetti positivi anche sui conti pubblici nazionali. Il rischio default sembra oggi un lontano ricordo e le stesse agenzie di rating hanno di recente promosso i titoli di stato a livello Investment Grade. Il rapporto deficit/PIL è oggi inferiore al 2% e il debito pubblico, pur rimanendo elevato, nel 2017 è cominciato a scendere in modo tangibile. Lo spread di rendimento richiesto dagli investitori è quindi andato calando e, dopo il rally degli ultimi dodici mesi, il rendimento dei bond decennali portoghesi è oggi addirittura inferiore a quello dei BTP di pari scadenza.
Il Portogallo ha fatto parlare di sé anche per la fiscalità favorevole per coloro che lo scelgono come paese di residenza. Sono già diverse migliaia i pensionati italiani che hanno scelto il Portogallo come buen retiro in virtù del clima favorevole, del costo della vita più basso che in Italia e dell’esenzione da ogni tassa sul reddito per dieci anni.
Non si può ancora dire che il Portogallo abbia risolto tutti i suoi problemi. Il sistema bancario rimane ricco di fragilità, la ripresa degli investimenti secondo alcuni critici è troppo debole e il livello di consumi privati rimane nonostante tutto inferiore ai livelli pre-crisi. Il caso portoghese è tuttavia un esempio positivo di risanamento dei conti pubblici e riforme di successo che hanno consentito di superare la crisi, generare crescita endogena e innescare un trend positivo di fiducia e occupazione.
Di austerità, in pratica, si può anche guarire.
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