- 6 Dicembre 2018
- Posted by: UFFICIO STUDI
- Categoria: Articoli e Interviste
Articolo a cura di Stefano Simionato, Responsabile Ufficio Studi ALFA SCF, estratto dal report mensile ALFA&BETA di Dicembre 2018 riservato ai clienti (scarica qui i report ALFA&BETA Sintesi). A disposizione per tutti coloro che ci seguono la versione testuale ed anche il video commento.
TEMA DEL MESE – DICEMBRE 2018 – L’INDICE DELLE ECCELLENZE
Se nel breve periodo l’andamento del prezzo di un’azione o di un indice è per varie ragioni quasi imprevedibile, nel medio-lungo periodo l’evoluzione del prezzo di un titolo dipende invece senza dubbio in maniera diretta dall’effettiva capacità dell’azienda di creare valore per gli investitori.
L’osservazione delle performance di lungo periodo di un indice azionario permette dunque di comprendere in modo rapido e intuitivo anche l’andamento generale di un’economia (o meglio del suo settore privato) nel corso degli anni.
Fonte:Bloomberg
E’ noto ad esempio che l’economia italiana abbia affrontato e stia affrontando una lunga fase di difficoltà, al contrario della Germania e degli Stati Uniti, che negli ultimi quindici anni hanno avuto invece ottimi tassi di crescita.
I principali indici azionari dei tre paesi (FTSE Mib, Dax e S&P 500) evidenziano in modo piuttosto chiaro queste differenze: l’indice USA ha offerto rendimenti totali medi annui dell’8,9% e si è apprezzato del 165%, l’indice tedesco ha visto una crescita media del 7,9%, mentre il FTSE Mib italiano ha offerto rendimenti medi appena dell’1,6%. E osservando il suo grafico (linea nera) è piuttosto evidente anche l’incapacità dell’economia italiana di riprendersi dopo la grande crisi del 2008.
Finora abbiamo però parlato solo degli indici principali, quelli osservati più di frequente dagli operatori e dai media. Si tratta sicuramente di indicatori sintetici molto validi, tuttavia l’immagine che essi forniscono è necessariamente parziale. Il FTSE Mib è ad esempio composto dalle sole 40 maggiori società quotate italiane. Per questa ragione hanno un peso elevato al suo interno i titoli bancari o quelli di grandi aziende (spesso inefficienti) con importanti partecipazioni statali. Tutto questo accentua ulteriormente le differenze con gli altri maggiori indici globali.
Accanto agli indici principali, i gestori dei mercati hanno però sviluppato anche un’ampia serie di indici settoriali o rappresentativi di società a minore capitalizzazione.
Tra questi, è particolarmente interessante l’indice FTSE Italia STAR (Segmento Titoli Alti Requisiti – Ticker: ITSTAR). Si tratta di un indice composto da società a media capitalizzazione (inferiore al miliardo di Euro) con sede in Italia e particolari requisiti di trasparenza, liquidità e corporate governance. Con un certo margine di approssimazione potrebbe dunque essere definito come il listino rappresentativo delle «eccellenze italiane» quotate.
Ecco, se osserviamo le performance di lungo periodo dell’ITSTAR notiamo dati addirittura migliori rispetto alle borse americane, che da anni battono ogni record. La crescita totale sui quindici anni è stata del 255% (10,2% medio annuo considerando i dividendi pagati). E le medie aziende italiane hanno fatto meglio del S&P 500 anche prendendo in considerazione il periodo della «grande ripresa» analizzato nel Tema del Mese di Novembre 2018. Il FTSE Italia STAR ha infatti registrato rendimenti totali medi del 15,4% contro il 14,6% medio del S&P 500.
I mercati finanziari sono un termometro della realtà e questi dati sembrano evidenziare in maniera netta e sorprendente i grandi meriti delle PMI italiane, che pur in un contesto difficilissimo sono riuscite a crescere e a creare valore per gli azionisti, confermandosi così uno dei più grandi patrimoni del nostro paese.
Osservando l’andamento dell’indice STAR, c’è però un solo dato che accende un campanello d’allarme. Ottobre 2018 è stato il mese con la peggiore performance mensile dalla creazione dell’indice a fine 2001. Si tratta di un dato di breve periodo cui attribuire al momento un peso limitato. Tuttavia è un elemento davvero significativo se non altro dell’attuale grande sfiducia internazionale nei confronti dell’Italia.
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