- 9 Luglio 2018
- Posted by: UFFICIO STUDI
- Categoria: Articoli e Interviste
Articolo a cura di Stefano Simionato, Responsabile Ufficio Studi ALFA SCF, estratto dal report mensile ALFA&BETA di Maggio 2018 riservato ai clienti (scarica qui i report ALFA&BETA Sintesi).
TEMA DEL MESE – LUGLIO 2018 – IL SORPASSO SPAGNOLO
Tra la fine di maggio e inizio giugno, comprensibilmente concentrati sulla crisi istituzionale italiana e la successiva nascita del governo Conte, i media e l’opinione pubblica nazionali non hanno quasi notato l’altrettanto rapida e significativa crisi di governo verificatasi in Spagna. Dopo oltre sei anni alla guida del governo, travolto da uno scandalo giudiziario, Mariano Rajoy è stato infatti sfiduciato dal parlamento e ha ceduto il passo a Pedro Sanchez, esponente del partito socialista (PSOE).
Il nuovo premier trova oggi una situazione, dal punto di vista macro, sicuramente molto diversa rispetto a quella che affrontò tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 il suo predecessore. Dal punto di vista economico negli ultimi anni in Spagna è infatti accaduto davvero molto.
A inizio 2012, nel pieno della crisi del debito europeo, il sistema bancario spagnolo andò in grande crisi: molte banche fallirono e il governo fu costretto a chiedere aiuti per 100 miliardi alla UE. La Spagna aveva sofferto in maniera significativa sia lo scoppio della bolla immobiliare nel 2008, sia la crisi dei debiti sovrani dell’autunno 2011, periodo nel quale lo spread tra Bonos e Bund raggiunse quota 600 punti base.
Negli anni successivi, un’importante riforma del mercato del lavoro e la messa in sicurezza del sistema finanziario furono solo i principali elementi alla base di una sorprendente ripresa. Negli ultimi cinque anni, il PIL spagnolo è cresciuto del 13,6% contro il 10,1% dell’Area Euro e il trend positivo è proseguito nel primo trimestre di quest’anno. Con una crescita dello 0,7%, la Spagna ha fatto meglio anche della Germania, e per il 2018 si prevede una crescita del 2,7% contro il 2,3% medio continentale e l’1,4% in Italia.
A trainare l’economia iberica, peraltro in un contesto di contrazione del credito dopo gli anni di crisi, sono state in particolare le esportazioni. Il modello di crescita spagnolo non si è più basato sulle costruzioni come nei primi anni 2000 bensì sull’industria, sul turismo e sulle innovazioni dell’economia digitale. La produzione industriale è cresciuta del 15,1% da fine 2012, gli investimenti sono cresciuti del 23,5% (contro il 19% medio europeo) e la Spagna è oggi il secondo esportatore europeo di auto dopo la Germania.
Il recente boom ha portato l’economia ormai al di sopra dei livelli pre-crisi e, sul finire del 2017, è arrivato ufficialmente il sorpasso sull’Italia per quanto riguarda il reddito pro-capite. Se venti anni fa il reddito medio di un italiano era di oltre il 20% più elevato rispetto a quello i uno spagnolo, oggi è del 2% inferiore e (secondo le stime del FMI) questo gap continuerà ad allargarsi a vantaggio degli iberici almeno per i prossimi cinque anni.
Chiaramente, la Spagna non ha risolto tutti i suoi problemi in pochi anni, anzi. L’efficienza della pubblica amministrazione rimane tra le peggiori in Europa a causa dell’elevata burocrazia; la corruzione e il clientelismo sono tuttora un freno allo sviluppo, e la disoccupazione continua a essere una piaga sociale.
Per quanto in netto calo rispetto al recente passato, il tasso di disoccupazione spagnolo oggi è infatti più alto di quello italiano e il reinserimento nel mercato del lavoro dei disoccupati di lungo termine è destinato a essere molto complicato.
Il caso spagnolo è però complessivamente un altro esempio di ripresa di successo dopo le grandi crisi dell’ultimo decennio. L’economia spagnola aveva affrontato una recessione di dimensioni più grandi rispetto all’Italia e, a differenza dell’Italia, è stata costretta ad un certo punto anche a richiedere un aiuto esterno.
Una combinazione di riforme efficaci e investimenti mirati ha però permesso di invertire la rotta e oggi l’economia spagnola traina addirittura il resto del continente. In tutto questo, peraltro, i conti pubblici stanno gradualmente tornando in ordine. Dopo essere esploso oltre il 10% il deficit è ora tornato nei parametri, mentre il debito pubblico, seppur molto alto rispetto ai livelli pre-crisi, da un paio d’anni è tornato a scendere.
Questo ciclo virtuoso è stato premiato dalle agenzie di rating e dagli stessi investitori. Lo spread Bonos-Bund, oggi ai minimi, è significativamente inferiore rispetto allo spread BTP-Bund. Un altro sorpasso ai danni del nostro paese.
Immagine di copertina “Designed by nikitabuida / Freepik”
- Manuale sui Certificates - 10 Maggio 2023
- Minusvalenze in scadenza? Come recuperarle - 6 Ottobre 2022
- 2021 inflazione, 2022 stagflazione? - 1 Ottobre 2021