- 23 Dicembre 2019
- Posted by: UFFICIO STUDI
- Categoria: Articoli e Interviste
Dodici mesi fa Davide Dalmasso, Responsabile Strategie Quantitative in ALFA SCF, domandava provocatoriamente “Come andrà il 2019?” – rileggi qui l’articolo – ricordando che chi imposta una pianificazione finanziaria di lungo periodo, dotandosi di una strategia d’investimento valida, non ha bisogno di sfere di cristallo per rispondere a questa domanda.
Lo scorso anno si arrivava da mesi inquieti per ogni asset class e tanti segni meno. Oggi invece i mercati si dirigono verso chiusure decisamente positive, ma la nostra risposta è molto simile: leggila qui sotto.
C’è qualcosa di mistico nel varcare la soglia di un nuovo anno. La voglia di lasciarsi alle spalle le cose negative dell’anno che si sta per concludere e le aspettative cariche di ambizioni per l’anno che verrà. Buoni propositi, riorganizzazione degli impegni e delle attività, voglia di stabilire un piano per guidare e non subire il proprio destino. Elementi psicologici che toccano la vita privata come quella lavorativa.
Sui mercati finanziari anche gli investitori più lungimiranti non possono fare a meno di analizzare le performance realizzate nell’anno ed interrogarsi sull’anno che sta per iniziare. Le domande non mancano mai ma il carico di incognite del 2020 sembra essere davvero corposo.
Come andranno le trattative commerciali tra Cina e USA? Quali saranno gli effetti della procedura di impeachment a carico del presidente Trump? Dopo che UK e UE avranno siglato formalmente un accordo sul tema Brexit cosa succederà materialmente a beni, servizi e persone? Il mondo conoscerà una nuova escalation di proteste e l’anti-politica continuerà a guadagnare terreno? Chi vincerà le presidenziali statunitensi? Come reagiranno i mercati in caso di conferma di Trump o di vittoria dei democratici? Quale sarà l’atteggiamento delle banche centrali?
Nemmeno gli economisti più illustri o i professori di università blasonate, o ancora i professionisti che gestiscono patrimoni di svariati miliardi hanno le risposte a queste domande ma devono necessariamente costruire previsioni e fare congetture.
Partiamo col dire che chi si è dotato di una strategia d’investimento strutturata e rigorosa, che ha fissato obiettivi chiari e di lungo periodo a servizio dell’investitore e non punta a massimizzare il rendimento fine a sé stesso, non ha bisogno di rispondere a queste domande perché in qualsiasi scenario di mercato sa perfettamente come comportarsi e quali saranno le azioni che metterà in atto sul proprio portafoglio per adattarlo alla situazione contingente dei mercati.
Se proprio non riusciamo a resistere al fascino di elaborare una previsione gli approcci che si possono adottare sono i più disparati. C’è chi si affida al proprio intuito o alle sensazioni che ha maturato negli ultimi mesi. Un approccio azzardato perché potrebbe essere corrotto da elementi personali ed emotivi come il panico e l’avidità che potrebbero esacerbare rispettivamente la voglia di disfarsi delle asset class rischiose oppure la bramosia di comprare nella speranza che i mercati abbiano toccato il fondo.
C’è poi chi scommette tutto su contando il numero di anni trascorsi tra le diverse crisi o chi si affida all’astronomia o peggio ancora all’astrologia. Queste persone troverebbero sicuramente più soddisfazione nell’impiegare il proprio patrimonio in un viaggio a Las Vegas.
Inutile incaponirsi e voler determinare con esattezza il percorso che le quotazioni seguiranno nei prossimi mesi e quale sarà il loro punto di arrivo. Tale approccio può essere dannoso e controproducente. Ciò che invece possiamo fare è determinare, con un certo grado di affidabilità e sulla base dell’esperienza passata, qual è il range di valori all’interno del quale i prezzi oscilleranno. Si tratta pertanto di stime probabilistiche che potrebbero essere disattese nel caso di eventi estremi ma che possono fornire indicazioni utili.
Basandoci sulla volatilità che ha caratterizzato il Ftse Mib negli ultimi 5 anni possiamo ad esempio stabilire che esiste una probabilità del 5% che le quotazioni dell’indice scendano al di sotto del supporto disegnato nel 2016 in area 16.000 punti. Non è escluso che questa ipotesi possa verificarsi ovviamente, ma questa analisi è utile a misurare l’evento e porre un limite a previsioni catastrofiche o eccessivamente ottimistiche.
Inoltre, questo tipo di indagine può rafforzare la significatività tecnica di alcuni livelli supportivi o resistenziali individuati con l’analisi grafica di tipo tradizionale. Nell’immagine che segue si può osservare che il limite inferiore del cono di volatilità calcolato per lo S&P 500 converge in area 2.900 punti che negli ultimi due anni ha ostacolato la prosecuzione del trend rialzista e che ora rappresenta un valido supporto.
Studiare i mercati e i possibili scenari futuri in modo oggettivo può limitare stupori e delusioni. Le analisi condotte un anno fa, elaborate a seguito di un trimestre apocalittico per i mercati, aveva evidenziato la possibilità che i mercati facessero molto bene.
Purtroppo questi strumenti non sono equiparabili alla sfera di cristallo di cui tutti vorremmo disporre e che cancellerebbe l’alone probabilistico a cui inevitabilmente ogni tipo di analisi deve sottostare, ma quando in ballo ci sono risparmi e investimenti, i numeri e la professionalità possono sicuramente offrirci un supporto maggiore di quanto farebbero metodi improvvisati la cui efficacia è ben lontano dall’essere dimostrata. Meglio lasciare l’analisi delle fasi lunari ad altri tipi di attività.
Immagine di copertina: CC0 by Moose Photos from Pexels
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